Insegnanti e tecnologia possono rilanciare la scuola

Scritto il 06/07/2020

Per tanto tempo si è pensato che essere un buon insegnante fosse una dote innata. Non è vero ci dicono le ricerche e questo ci ritorna confermato anche ora quando la tecnologia ha avuto una forte accelerazione nella scuola.

Pochi anni fa The Economist una delle riviste più apprezzate in temi economici e sociali pubblicava  su questo tema alcuni articoli ancora attuali da leggere alla luce degli effetti del Covid 19 sulla scuola.

Uno di questi ricorda quando nel 1956 B. Skinner, psicologo ad Harvard visitò una lezione di matematica della figlia. Vide che tutti gli studenti studiavano la stessa cosa, nello stesso modo e alla stessa “velocità”. Dopo pochi giorni si mise a studiare la prima “macchina per insegnare”, una specie di risponditore che consentiva agli studenti di procedere al loro ritmo. Dopo poco la macchina finì in cantina dimenticata per sempre.

La storia tra tecnologia e scuola si è ripetuta nel tempo, ha avuto picchi e fallimenti mentre nel frattempo i computer rimodellavano la nostra vita quotidiana.

Alcuni anni fa un mio amico mentre cercava di sistemare un portalampade prese una scossa, per fortuna nulla di grave, ma da allora e per un po’ iniziò a sentirsi meglio. Un medico ci disse che probabilmente la scossa aveva in qualche modo ordinato le polarità del suo corpo, delle sue cellule. Non so se questa spiegazione abbia un fondamento scientifico, ma interpreta almeno parzialmente quello che è successo nel rapporto tra tecnologie e scuola. La DAD ha dato in effetti una scossa e speriamo che gli effetti benefici siano duraturi.

Sempre The Economist scrive che ci sono almeno 3 aspetti importanti perché scuola e tecnologia siano in piena sinergia.

Prima di tutto un approccio di buon senso senza estremizzare. Ad esempio affermare che con la tecnologia gli studenti non hanno bisogno di memorizzare fatti, informazioni perché le possono cercare su google è fuorviante. Ancor peggio affermare che la memorizzazione possa ostacolare la creatività o il pensiero critico. Tutt’altro. Basta pensare a W. Shakespeare che poteva citare centinaia di espressioni latine e  di certo non difettava di creatività.

La seconda condizione è che la tecnologia deve ridurre, non aumentare le disuguaglianze. Nel periodo di chiusura delle scuole purtroppo molti alunni sono rimasti penalizzati, a volte esclusi, dalla indisponibilità di infrastrutture o di attrezzature in famiglia, non solo nelle famiglie in disagio economico, ma anche in quelle in “disagio tecnologico” quando erano presenti più figli e i computer e tablet non erano sufficienti.

Terzo e forse più importante punto è che il potenziale della tecnologia nell’apprendimento/insegnamento potrà esprimersi se i docenti abbracciano la tecnologia, la fanno propria, la inseriscono nella propria strumentazione professionale. Per questo però i docenti hanno bisogno di strumenti più vicini alla didattica delle discipline, con contenuti e metodi ben radicati nelle teorie pedagogiche, altrimenti si ripete in digitale quello che si potrebbe fare benissimo, forse meglio, senza tecnologie. Le piattaforme per la DAD sono uno strumento su cui veicolare i contenuti esistenti. Ma bisogna andare oltre le piattaforme, avere proposte che offrano metodologie che facilitino lo sviluppo di processi  di pensiero, che aiutino a sviluppare il pensiero critico, il pensiero creativo. Che aiutino a sviluppare il Pensiero! Perchè questa è la strada verso l'imparare a imparare.

La tecnologia deve essere al servizio della didattica  non viceversa.

Questo è anche lo spirito di Accelium che da oltre 25 anni crea strumenti e metodi per lo sviluppo di competenze e l’apprendimento delle discipline.

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